Il bifido Cozarèl visto dal Pisimoni
Il Cozarèl Bàs visto da Sot Cretis
Çuc dal Bôr e Cozarèl, dallo Jama.
Cozarèl parete Nord, da Le Piche

Da Plagnis su per la mulattiera del Plan da le Frate, più bella del CAI 427.
In foto il pittoresco attraversamento del rio dell'Orso.

In breve arriviamo sotto la forcella, dove la traccia ancora evidente dell'ex-CAI 427a si stacca verso sinistra.

L'ambiente diventa subito molto selvaggio; meriterebbe tornare per provare a percorrere l'ex CAI 427a fino alla forcella di Sot Cretis.

Individuiamo subito il canalino chiave (l'unico abbordabile) che permette di salire ai ripidissimi prati sommitali. L'uscita è di II° grado, sbucando su prati ripidi, impegnativo in discesa.

Dallo spallone sovrastante il canalino si segue una cengia che aggira il costone.

Infine per prati ripidissimi in cima, dret par dret.

Dalla cima verso il vallone del riu Simòn: si vede bene il ricovero militare Sot Cretis.

Verso la cima Nord-Ovest, sovrapposta al Çuc dal Bôr; sullo sfondo a destra il Cjavâlz. Non è che mi sia proprio tanto chiaro per dove passi la "ex via normale" al Cozarèl Alt...

Splendida vista verso la val Dogna! In basso il Montusel.

Il sottogruppo del Cimone: si notano in particolare lo Jôf di Miezdì (o di Cjadramaç) e lo Jovet Blanc. Il vallone al centro è quello del rio Lavinâl, mentre quello più a destra è il rio da lis Fontanis.

Torniamo indietro; Torgul è davvero un luogo paradisiaco.
Le due cime sullo sfondo sono lo Jovet Blanc a sx e lo Jovet a dx; il profondo vallone in mezzo è quello del rio da lis Fontanis.

Il rio Lavinâl, con lo Jôf di Miezdì a sx e lo Jovet Blanc a dx; fra i due la forca del Lavinâl (quella col torrione in mezzo), valico alpinistico fra i rii Lavinâl e Sfonderât, percorso per la prima (e unica?) volta da Dougan. Fa paura solo leggere la relazione sul Buscaini (27a)!


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Vi ho annoiato assai ma non ho alcuna pretesa. Ho scritto come vi avrei parlato: qualcuno mi avrà capito, specialmente chi della vita non ha che dolore e delusione. I monti lo innalzano verso l'universo, incontro alle stelle, offrendogli un dolce balsamo che gli placa per un istante l'animo ed il cuore e gli fa bere di quel nettare ristoratore che ancora sa dare la natura colla sua sincerità, colla sua semplicità, colla sua bellezza, col suo profumo e colla visione dell'infinito. (*)
(*) Tratto da: Umberto Tinivella, Alpi e Alpinismo (1942)