Collina Alta e Bassa, viste dal M. Corda. Dietro, a sx Burlatòn e a dx Leadicia.
Collina Alta e Bassa, viste dalla diga del Ciul.

Già la prima volta che sono stato al lago del Ciul mi ha affascinato la visione di questa tozza cima, centrale nei canali di Meduna. Desideravo osservare il lago del Ciul dall'alto dei suoi cengioni.
Con Greta in una giornata di gennaio siamo andati a dare un occhio, puntanto alle due cime segnate sulle mappe, anche in previsione di progetti futuri.


Pessima foto prima dell'alba, verso la val Curta.

In nostro monte ci dà il benvenuto.

Ci fermiamo ad ammirare l'alba su Maglìna e Dosaìp.

La passerella di Selis, da dove si entra nel Canal Grande di Meduna.

In qualche ora raggiungiamo il Forcellon (su cui avrei da dubitare sull'ubicazione del toponimo).

Dal Forcellon la visuale si apre: guardo in particolare Spiciòn e Rupàt, che guardavo già l'anno scorso e questo è quello buono.

Dal Forcellon, la Collina Alta con alla base la Cengla. Appuriamo che da questo versante c'è almeno un modo di superare la barriera di rocce e salire sulla pala di faggi e mughi che scende direttamente dalla cima. Decidiamo però di continuare fino al crinale di sx, anche se a posteriori ciò ci costerà la cima (ma pazienza).

Osservo per bene il versante Ovest del massiccio del Frascola, che finora avevo solo guardato sulle mappe.

La Cengla è proprio bella.

La vista dal crinale fra Collina Alta e Bassa ci esalta, con le Caserine ad un tiro di schioppo.
Proviamo a salire direttamente sulla cima Alta, ma un passaggio verticale su zolle ci convince poco; a posteriori si poteva provare con più convinzione e sicuramente ci si passava, ma sul momento decidiamo di continuare lungo la Cengla, incrociando le dita e andando in cerca di un passaggio (visto da foto fatte dal Dosaìp) che permetta di superare la fascia di rocce che divide la Cengla dalla pala di faggi che porta alla cima Alta.
In questo caso il desiderio di scoperta(*) ha prevalso su quello di salire in cima.

Visuale più completa sulla zona della forca del Poul.

Alcune immagini della Cengla da lis Fontanis.

Della cengetta che mi pareva di vedere dal Dosaìp non c'è traccia, proviamo in vari modi ma niente da fare. Sono piuttosto convinto che si poteva continuare a scendere e un passaggio c'era per la pala di faggi che scende dalla cima.
Però ormai è decisamente troppo tardi (d'altronde è Gennaio). Ma poco male: la cima sarebbe stata solo la ciliegina sulla torta. Povero chi nella Montagna ci vede solo cime.

Torniamo indietro. La Cengla è assai faticosa.

Le placconate delle Caserine in tutta la loro magnificenza.

Vista strepitosa, desideravo da tempo vedere il lago da quassù.

La Collina Bassa, sovrastata dalla dorsale del Corda, con evidenti le forcelle della Meda e degli Agnelli.
I piani originali erano di scendere alla Collina Bassa - per un canale ripido e ora pieno di neve - e tornare al Forcellon mediante un cengione più basso. Ma chi ce lo fa fare?

Sguardo verso Ovest, col Canal Piccolo di Meduna e la dorsale Le Ponte - Palasimòn che divide quest'ultimo dal Canal dal Vuâr.

Dimenticavo: versante Sud della Collina Alta.

La grande curva del Canal Grande; colpiscono i ripidi versanti meridionali del tratto Lastre di Peschis - Cimon d'Agâr.

La diga del Ciul sovrastata da Cuel da la Luna e Pizzo Lòvet.

Zoom sul poco simpatico versante Nord di forca de la Meda.

A rifare la stessa strada ci annoiamo, per cui caliamo direttamente in Canal Grande di Meduna dove reperiamo il sentiero basso, che io non avevo mai percorso ancora.

Alcun immagini dell'affascinante Canal Grande.

Il Ciuculòn: scruto da qualche parte la Cengla dai Alaçs.


(*) Si fa per dire "scoperta": tutto, eccetto questioni alpinistiche, è già stato scoperto da chi nei secoli qui ha passato la propria vita.

***


Vi ho annoiato assai ma non ho alcuna pretesa. Ho scritto come vi avrei parlato: qualcuno mi avrà capito, specialmente chi della vita non ha che dolore e delusione. I monti lo innalzano verso l'universo, incontro alle stelle, offrendogli un dolce balsamo che gli placa per un istante l'animo ed il cuore e gli fa bere di quel nettare ristoratore che ancora sa dare la natura colla sua sincerità, colla sua semplicità, colla sua bellezza, col suo profumo e colla visione dell'infinito. (*)
(*) Tratto da: Umberto Tinivella, Alpi e Alpinismo (1942)