Versante Sud dello Jouf visto dal Cuzzer: R = Ràunis, P = Pinèit, in rosso sentieri vari, in blu la variante qui descritta.

Il giorno prima dal ponte sul Fella, tornando da Patoc, reduci dal Cuel dai Sbrici, Kelen mi fa «mah, a me non dice proprio niente lo Jouf di Sclûse!». Ecco un'idea per il giorno dopo: parto ad un orario vergognoso «tanto a salire lo Jouf si sta pochissimo».


Parto da Villanova: qui in foto l'interessante versante Est del Belepéit.

Raunis.

Lì in mezzo il cengione centrale su cui passa il sentiero per Patoc (e per il Zè / Cuel di Clâri).

Dove il sentiero gira a Est, all'intersezione del riu da le Bevorcje, vedo una traccia che continua verso Ovest sul cengione, vuoi non proseguire?

Il percorso non è un granché francamente; affascinante la visione della grande parete (Cret di Lìscjis) sopra il riu di Clapéit, poi su dritto per dritto per ripide tracce di camosci.

Finalmente sul piano... a Pineit.

Salgo verso lo Jouf: sempre belle visioni verso i monti circostanti.

Il bacino del rio Livinâl, con Jovet e Jôf di Cjadramàç.

Di là Patoc con lo Jama.

Eccomi in cima al Jouf: ma perché nessuno mai sale sul Plananize per il facile pendio Est?

Belepéit e Nauràzis, versante Est.

Cengia con clapusç (vedi foto precedente): ci passeremo un mese più tardi, come collegamento fra la Scjalute Sante e la traccia del Plan de la Vacje.

La bella valle del rio Molino.

Scendo alla Forcje, dove poco più su si trova lo stâli dal Bècul.
La Forcje è crocevia di molti sentieri, fra cui due tracce «segrete» che trovi descritte su questo sito.

Arrivato alla Forcje, l'illuminazione: scendiamo per l'Ombrenum.

La prima parte del sentiero è ottima giacché in comune con il sentiero che porta a Cuestemulìn.

Ciò che resta degli stavoli Ombrenum, luogo sperduto e dimenticato.

Il sentiero è molto poco frequentato e appena percettibile in alcuni tratti, ma non difficile da seguire. Ho contribuito con decine di tagli di rami nei punti meno evidenti.

Strane costruzioni verso la fine; il ponte è franato, ma si passa lo stesso più sotto.

Un motivo in più per scendere per l'Ombrenum era quello di percorrere poi il sentiero dell'acquedotto per tornare a Raunis: si tratterebbe di una cengia boscosa, a tratti anche alquanto stretta, a piombo sulla pontebbana.
Dico «si tratterebbe» poiché la situazione è un po' strana: quello che in origine era un percorso di camosci, ora è segnalato in maniera esagerata e presenta pure tratti di cenga cementati e altre costruzioni...
Che orrore alla partenza!

Comunque è un sentiero che merita essere percorso: lo si prende oltre la galleria di Chiusaforte, dove il rio Molino confluisce nel Fella, ovvero dove parte anche il CAI 427.

Di nuovo a valle: quello che doveva essere una passeggiatina si è rivelato un girone!


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Vi ho annoiato assai ma non ho alcuna pretesa. Ho scritto come vi avrei parlato: qualcuno mi avrà capito, specialmente chi della vita non ha che dolore e delusione. I monti lo innalzano verso l'universo, incontro alle stelle, offrendogli un dolce balsamo che gli placa per un istante l'animo ed il cuore e gli fa bere di quel nettare ristoratore che ancora sa dare la natura colla sua sincerità, colla sua semplicità, colla sua bellezza, col suo profumo e colla visione dell'infinito. (*)
(*) Tratto da: Umberto Tinivella, Alpi e Alpinismo (1942)