Il percorso visto dal Pisimoni, fra il vallone del Resartico a sx e di Serai a dx.

Percorso fantastico, molto lungo e complesso, con problemi di orientamento non da poco, conosciuto solo dai camosci e da qualche cacciatore (cit. Trois Neris).


Per fare chiarezza: il piramidone mugoso è il Palon dei Zábus, con a dx la Punta Salvotis; più indietro forca Slips, Plauris e Pale di Misdì. La gola di salita porta più o meno un po' a sx del colatoio che scende dalla cima del Palon dei Zábus, dove si trova l'ingresso della miniera; segue poi un lungo traverso in falsopiano su labili tracce (trovato nessun segno umano, ora c'è qualche taglio) sui boschetti pensili ben visibili in foto, da dove ci si cala alla forcella della quota 1161m.

Partiamo da Povici con le frontali.

Verso il Pusti Gost e il vallone del rio Puntuz; binocolando ho trovato un modo per aggirare il salto insuperabile del rio Puntuz.

La gola è molto selvaggia e nella parte alta vanno seguite le tracce degli animali per aggirare dei salti. Troviamo anche un reperto.

Dal termine della gola, seguendo la relazione, montiamo sulla ripidissima costa che permette di guadagnare il bosco pensile soprastante. È forse il punto più impegnativo dell'escursione, per via di diversi passaggi esposti e verticali fra la vegetazione.

Dopo l'adrenalinica salita della costa, si trova finalmente l'ingresso della miniera.

Continuiamo, iniziando a traversare in piano, non senza qualche dubbio data la totale assenza di tracce umane e di chiari riferimenti.

Un bello scorcio di Povici visto da un angusto canale nella parte finale del traverso.

Dopo un bel po' arriviamo finalmente al forcellino sottostante la quota 1161m; per percorso noto ma non banale scendiamo prima al monte Uarchèc e infine a Povici.

Dalla quota 1161m.

La cima del monte Uarchèc vista dalla ripida costa che permette di montare sulla cresta della quota 1161m.


Mi raccomando che se non si conosce già la discesa, ci si perde e si arriva su salti insuperabili.


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Vi ho annoiato assai ma non ho alcuna pretesa. Ho scritto come vi avrei parlato: qualcuno mi avrà capito, specialmente chi della vita non ha che dolore e delusione. I monti lo innalzano verso l'universo, incontro alle stelle, offrendogli un dolce balsamo che gli placa per un istante l'animo ed il cuore e gli fa bere di quel nettare ristoratore che ancora sa dare la natura colla sua sincerità, colla sua semplicità, colla sua bellezza, col suo profumo e colla visione dell'infinito. (*)
(*) Tratto da: Umberto Tinivella, Alpi e Alpinismo (1942)