Vetta Fornezze vista salendo a cima di San Francesco
Vetta e Cengle Fornezze, viste dal Burlatòn.

Partiamo da Senons in una bella mattinata di giugno, alla volta di una nuova avventura.


Proprio questa volta, osservando il Pramaggiore, ci verrà voglia di salire il canalone Sud come faremo qualche mese appresso.

Osserviamo con un po' d'ansia la nostra croda con il versante da cui saliremo.

La Costa Cadin.

Cima di San Francesco (che saliremo un anno dopo): è proprio bella.

Forcella Libertàn con l'omonimo monte; notare l'ostico accesso alla forcella da questo lato (Sud).

La cima di Bortolusc.

Il troi di Nartàis è un disastro, ormai quasi sparito! Comunque con qualche peripezia saliamo e riusciamo ad imbroccare la traccia che porta nel ciol di Nartàis.

Un tratto su cengia piuttosto infido fa drizzare le antenne.

Laggiù, oltre cima Nartàis in primo piano, il Burlatòn.

Cima Pussa con sotto il ciadìn de Gasparìn.

Su per un canalino con qualche passaggio divertente.

Nel bel catino erboso poco sotto la cima: qua meglio non scendere se non si sa dove andare esattamente!

Torrione che segna la fine della via.

Salendo verso la cima.

Verso l'alta val Tagliamento con Forni di Sotto.

Verso il Chiarescons.

Cima Pussa mi attrae prioprio (peccato per le foto fatte, per qualche motivo a me ignoto, con troppa esposizione!).

Laggiù Senons da dove siamo partiti.

Cengle Fornezze: non c'è tempo, e il meteo è inclemente.

È ora di tornare a valle.

Questa l'ho pure stampata e appesa nel mio soggiorno!

Torneremo per il Costìn (o almeno così eravamo rimasti)...


***


Vi ho annoiato assai ma non ho alcuna pretesa. Ho scritto come vi avrei parlato: qualcuno mi avrà capito, specialmente chi della vita non ha che dolore e delusione. I monti lo innalzano verso l'universo, incontro alle stelle, offrendogli un dolce balsamo che gli placa per un istante l'animo ed il cuore e gli fa bere di quel nettare ristoratore che ancora sa dare la natura colla sua sincerità, colla sua semplicità, colla sua bellezza, col suo profumo e colla visione dell'infinito. (*)
(*) Tratto da: Umberto Tinivella, Alpi e Alpinismo (1942)